Di Antonio Indovino
Napa Valley Red Wine AVA, Opus One, Opus One Winery, 1996
Ci troviamo ad Oakville nella Napa County, la zona vitivinicola più famosa degli Stati Uniti, contea dello stato della California a nord della San Francisco Bay Area.
E’ una zona di particolare interesse dal punto di vista vitivinicolo, sia per la morfologia del suolo (prettamente vulcanica, marittima ed alluvionale) che per le condizioni climatiche (prettamente temperate-fresche) caratterizzate da buoni sbalzi termici giorno/notte e dalle correnti oceaniche che aiutano a mitizzare il clima. Infatti è stata riconosciuta AVA (American Viticultural Area, ovvero area vocata alla viticoltura) nel 1981.
La storia della Opus One Winery e, del loro vino Opus One (pietra miliare dell’enologia californiana), nasce nel 1979 dalla joint venture di due personaggi che hanno segnato profondamente il mondo del vino.
Si tratta di Robert Mondavi ed il Baron Philippe de Rothschild: l’uno famoso per la grande sperimentazione in vigna/cantina ed aver rivoluzionato il metodo di vinificazione facendo fermentare i vini a temperatura controllata, l’altro noto per aver associato il concetto di Chateau al vino e per aver rivoluzionato il modo di concepire l’etichetta dando lustro ai suoi vini con delle vere e proprie opere d’arte.
Cesare, il papà di Robert e Peter, era il figlio di una famiglia marchigiana emigrata in Minnesota nel 1908 che comprò la Charles Krug Winery. Alla morte del padre Robert si ritrovò a condurre l’azienda di famiglia insieme al fratello fino al 1966 quando, a seguito di una furiosa lite tra i due, si trovò all’età di 53 anni senza lavoro e senza un soldo in tasca.
Forte dell’esperienza maturata nell’azienda familiare diede vita prima alla Robert Mondavi Winery e, successivamente, spinto dalla voglia di valorizzare il fermento del vino californiano fondò a poche centinaia di metri la Opus One Winery in collaborazione con i Rothschild.
Il Baron George Philippe de Rothschild invece era un figlio d’arte, un personaggio poliedrico impegnato tra produzioni teatrali, composizioni poetiche, gare automobilistiche e non ultima l’innovazione nella Chateau Mouton Rothschild a Pauillac.
L’incontro con Philippe de Rothschild fu fortemente voluto da Mondavi in quegli anni impegnato nella valorizzazione dei vini di qualità da lui prodotti in California. Introdusse nella Napa Valley la pratica di degustazione alla cieca dei sui vini a confronto con altri vini di pregio internazionale, per dare modo ai consumatori ed ai venditori di valutarne la qualità.
Per completare il “quadro” c’era bisogno di applicare le capacità e la tradizione europea alle moderne tecnologie americane. Fu così che nacque la partnership tra i due ed il loro “capolavoro” (in latino opus) da cui prende il nome il vino: il latinismo fu scelto proprio per facilitarne il riconoscimento sia nel “nuovo mondo” che nel “vecchio continente”.
Nel 1984 il Baron Philippe, sua figlia Philippine (che aveva abbandonato la carriera teatrale per dedicarsi al mondo del vino) e Robert Mondavi diedero vita all’ America’s first Ultra Premium Wine (commercializzato anche in europa al prezzo di 50$) con la prima annata di Opus One prodotta. Contestualmente commissionarono la realizzazione dell’avveniristica cantina a Scott Johnson di Johnson Fain & Pereira.
Nel 1988 il Baron Philippe si spense all’età di 85 anni e non potette quindi ammirare la cantina che venne ultimata nel 1991.
Ho avuto la fortuna di degustare una bottiglia del 1996 di Opus One.
Questo Ultra Premium Red Wine è frutto di un taglio bordolese, la ’96 è stata ottenuta dall’assemblaggio di Cabernet Sauvignon (86%), Cabernet Franc (8%), Merlot (3%) e Malbec (3%).
Si tratta dell’unico vino prodotto dall’azienda e non vi sono compromessi nè in vigna, nè tantomeno in cantina, affinchè venga prodotto un vino unico.
La fermentazione avviene a temperatura controllata a contatto con le bucce, in serbatoi di acciaio di diversa capienza realizzati espressamente in funzione dei singoli appezzamenti: per quanto riguarda l’annata ’96 la macerazione pellicolare è durata 37 gioni.
Successivamente alla svinatura ed alle filtrazioni, avviene solitamente l’assemblaggio ed il vino viene travasato per caduta in barriques nuove di rovere francese dove viene elevato per almeno 18 mesi.
La Degustazione
Calice alla mano mi son trovato di fronte ad un vino dalla vivace e consistente veste granata dall’orlo aranciato.
Sotto il piano olfattivo è stato un susseguirsi di emozioni. All’inizio sono emerse note terrose, di radice di liquirizia e chiodi di garofano, successivamente delle note di tabacco, cannella e noce moscata, ed infine frutti rossi sotto spirito, cioccolato e vaniglia.
Grandissimo equilibrio e peristenza oltre che una notevole freschezza, tannini elegantissimi ed una piacevole ed accennata scia sapida, sintetizzano, unitamente all’aspetto visivo ed all’analisi sotto il profilo olfattivo, che si tratti di un vino pienamente armonico, maturo ma al contempo che possa regalare ulteriori emozioni.
Ho avuto modo di apprezzare l’Opus One in un ampio calice da Bordeaux intorno ai 18°C, dopo averlo stappato con un’oretta d’anticipo ed infine decantato in una caraffa affusolata per evitare un forte shock ossidativo.
Personalmente è un vino su cui ho preferito meditare anzichè pensare ad un eventuale abbinamento: il protagonista assoluto è stato lui!!!
Prezzo in enoteca: 250-300€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: en.opusonewinery.com
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
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