Di Antonio Indovino
Collio Malvasia DOP, Vigna 80 Anni, I Clivi di Ferdinando e Mario Zanusso, 2014
Avendo avuto già modo di parlare dell’Azienda (leggi del Clivi Brazan 140 mesi 2001), riporto dalla scheda precedente le informazioni di natura storica ed il contesto orografico.
Ci troviamo nel Collio Goriziano, precisamente sul versante sud del Monte Quarin, a Brazzano, nel comune di Cormons.
Si tratta di un’area particolarmente vocata alla viticoltura e riconosciuta come tale già in epoca precristiana. Sotto il profilo geologico e termico il suolo è costituito da stratificazioni alternate di “Flysch di Cormons” (ossia marne provenienti da sedimentazioni marine e roccia arenaria egualmente risalenti al periodo eocenico) e terra poverissima, con un clima fortemente caratterizzato dal regime dei venti e dall’influenza mitizzatrice del mare.
È qui che Ferdinando Zanusso, da sempre appassionato di vini, e dopo una vita passata a lavorare in giro per il mondo, decide di “mettere radici” acquistando nel ’94 una casa in collina con annessa una vecchia vigna di 2ha nel paese natale della moglie. Pochi mesi più tardi il figlio Mario, dopo la Laurea in Economia, decide di seguire le orme del padre: la passione di due comuni bevitori si tramuta in un impegno da produttori a tempo pieno ed ai primi 2ha di vigneti se ne aggiungono altrettanti, sempre lì a Brazzano e si giunge alla prima vendemmia nel 1996. Poi, nel 1997, i Zanusso acquistano un’altra vecchia vigna nei Colli Orientali del Friuli, a 3 Km di distanza, al di là dello Judrio: 8 ettari sul versante sud della collina di Gramogliano, nel comune di Corno di Rosazzo.
Anche qui era annessa una casa colonica che, restaurata e completata di cantina interrata, è divenuta la sede dell’azienda.
Viticultori per scelta e non per tradizione: ogni decisione, quindi, è stata presa con grande cura.
Perché I Clivi? La parola clivi sta ad indicare i declivi collinari lungo i quali scorrono i filari delle viti.
La scelta dei vigneti in collina è stata dettata dalla ricerca delle migliori condizioni di esposizione e ventilazione. Si tratta rigorosamente di vecchie viti di varietà autoctone.
Non’è una scelta dettata dal “romanticismo” che evocano i termini autoctono e vecchio, ma bensì di un’attento ragionamento.
Le varietà autoctone sono perfettamente acclimatate ed in simbiosi col terroir e, le vecchie viti, per la loro scarsa produttività (20-30 quintali/ha) e per il loro apparato radicale molto sviluppato, consentono di avere mosti dalla grande concentrazione e ricchi di sostanze estratte e sintetizzate dal sottosuolo.
La grande cura richiesta da queste viti, dove in alcuni casi si rendono necessari interventi mirati pianta per pianta, non ha giustificato la pratica di trattamenti sistemici ed invasivi di natura chimica: motivo per cui, fin da subito, la conduzione dei vigneti è stata in regime biologico.
A tutto ciò si unisce la voglia di far venir fuori la forte vocazione territoriale, e la mano attenta del contadino/cantiniere che punta al più alto livello qualitativo possibile nel contesto dell’annata.
È così che in vigna si interviene con: potature corte, cimature limitate, trattamenti solo a base di rame e zolfo, esclusione di concimi chimici e irrigazioni di sostegno, vendemmia differenziata (per passaggi successivi) e raccolta a mano in cassette per evitare ossidazioni da prematuro schiacciamento.
In cantina invece: la vinificazione è peceduta da un’attenta cernita, poi pressature soffici, lunghe fermentazioni in acciaio ed a bassa temperatura condotte dai lieviti indigeni e senza macerazioni, maturazioni sulle fecce fini, nessuna filtrazione, chiarifiche per sedimentazione, imbottigliamento per gravità e tappatura manuale.
Quest’oggi ho avuto la fortuna di degustare la Malvasia Vigna 80 anni.
È un vino ottenuto da vecchie viti 80enni di Malvasia Istriana
vinificata in acciaio, con pressatura soffice di grappoli interi raccolti a mano.
La fermentazione alcolica avviene per opera dei lieviti indigeni, senza macerazioni, ed è seguita da una sosta sulle fecce fini di 6 mesi, senza chiarifiche nè filtrazioni.
Nel calice si presenta con una vivida e consistente tonalità paglierina dai riflessi dorati.
Al naso affascina per le sue note di erbe balsamiche ed officinali, per i richiami di resina e di sottobosco, per le note di frutta gialla matura ed una sottile mineralità, quasi gessosa.
Il sorso è sì teso, quanto avvolgente, sorretto da una buona dose di freschezza ed una grande sapidità, con una lunga e piacevole chiusura di bocca che indugia, richiamando per via retronasale, le note vegetali e di sottobosco.Ho avuto modo di apprezzare la Malvasia Vigna 80 Anni in un ampio calice di media apertura intorno ai 12°C, dopo averla stappata con mezz’ora di anticipo.
Personalmente ne consiglierei l’abbinamento con un piatto di Tagliolini all’Uovo, con fonduta di Fiordilatte e Tartufo.
Prezzo in enoteca: 30-35€
Contatti: www.clivi.it
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
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